La mia XXV° MARATONA, SIVIGLIA è il LUNGO PER ROMA
Beh, che dire… Questa maratona ha avuto un sapore speciale, soprattutto considerando che solo quaranta giorni fa ero costretto a fermarmi per un infortunio. Ripartire non è stato semplice, ma con una volontà incrollabile e una voglia di fare che mi ha sorpreso, sono riuscito a rimettermi in forma: senza grandi aspettative, ma con la determinazione di onorare un impegno preso quasi un anno fa.
Siviglia mi aveva regalato ricordi preziosi, e anche questa volta la giornata ha brillato di una luce tutta sua. Forse mi sono vestito un po’ troppo, ma la mattina è fredda, il giorno diventa caldo e trovare l’abbigliamento perfetto è sempre un piccolo enigma da risolvere.
Quest’anno il vero obiettivo era semplicemente terminare la corsa. Le gambe esitavano, il fisico vacillava, ma la volontà ardeva in me. Solo chi ha percorso 42 km senza fermarsi può comprendere quella spinta interiore. Come diceva il mio vecchio guru: “Prendi una persona normale e prova a farla correre per 15 km: l’80% si ferma, l’altro 20% neanche parte.” Ogni maratona è un’esperienza di vita, un nuovo capitolo da scrivere, anche dopo 25 traguardi alle spalle. Ogni gara è diversa, sia sul piano fisico che mentale.
Non posso che essere grato a chi mi ha accompagnato in questo percorso. Il sostegno di professionisti di altissimo livello – Denise Cavallini, che mi ha preparato al meglio nonostante il poco tempo a disposizione; Stefano Santerini, massaggiatore ufficiale della Nazionale Italiana di ciclismo, i cui trattamenti mi hanno aiutato a ritrovare la forma; e Ilaria Rugani, nutrizionista, il cui supporto è stato fondamentale – è stato l’insieme perfetto per raggiungere l’obiettivo. Accanto a queste competenze, c’è la mia determinazione e la capacità di rialzarmi dopo ogni caduta, ingredienti indispensabili per non arrendersi mai.
I primi chilometri sono stati davvero duri, sembravano infiniti, ogni passo più gravoso del precedente. Mi sono chiesto più volte perché stessi correndo, ma passo dopo passo ho ritrovato il ritmo, ho stretto i denti e ho proseguito fino alla fine.
Il traguardo ripaga ogni fatica: è un sorriso unico, una pelle d’oca che inonda tutto il corpo. Tra dolori, infortuni, lacrime e sorrisi, l’arrivo si trasforma in una vittoria personale indimenticabile. Quel momento in cui tagli il traguardo è sempre lo stesso eppure unico, un caleidoscopio di emozioni da vivere anziché spiegare.
Ora mi resta solo il tempo per recuperare i dolori – fortunatamente non gli infortuni – e guardare al prossimo obiettivo. Tra 21 giorni attende la Maratona di Roma. Se sarò presente, dovrò fare una buona “lavatrice al cervello” e lasciarmi alle spalle tutto ciò che è stato. Tecnicamente, il lungo per Roma l’ho già percorso: ora vedremo cosa riserveranno questi 21 giorni.