La prua va messa contro vento…
Da noi è solo un ricordo la frontiera. Qui è una tragica realtà, soprattutto al sud dove si incrociano i confini Cile Argentina. Ogni volta che ti devi spostare da una città all’altra sei obbligato a fare la frontiera.
Le frontiere… e chi se le ricordava più come sono fatte… in fila come tante pecore…
Quindi tutti in fila! Un greggio di pecore dirette o alla tosatura o alla mattanza, in un silenzio di tomba, ad aspettare che tocchi il tuo turno. È troppo complicato viaggiare così, il viaggio nel viaggio, che rompe, oltre le scatole, la cadenza del viaggio vero e proprio: le gambe che si fermano, il cervello con loro e poi, all’improvviso, tutto deve ripartire. Come l’avviamento di un motore a scoppio, ma in bicicletta purtroppo non è così semplice.
In Patagonia non puoi dimenticare la natura, che è sempre lì a dettar legge. Ora stiamo arrivando allo stretto di Magellano e forse non si riparte.
Il comandante della zattera sta dirigendo il traghetto dalla parte opposta rispetto a come dovrebbe, risalendo la corrente controvento, con i motori a manetta, navigando di lato per arrivare all’altra sponda. Manovre da vero marinaio, con il pelo sullo stomaco. Praticamente punta la prua contro vento e sale di traverso; sono un po’, anzi molto, preoccupato, ma vanno tutti, vado anch’io…
Altra frontiera, altra fila, giornata internazionale, ma tutto come previsto, direzione Rio Gallegos, cambio del pullman e poi puntiamo dritti al El Calafate.