40ª Maratona di Firenze: emozioni, fatica e tre obiettivi raggiunti
La 40ª Maratona di Firenze è stata un viaggio unico, ancora una volta. È la mia 24ª maratona e la quarta volta che corro in questa città che amo profondamente. Ogni maratona ha la sua storia, ma Firenze sa sempre distinguersi: correre sulle sue pietre rinascimentali, tra storia e bellezza, è un privilegio che solo questa città può offrire. Quest’anno eravamo in 11.000 al via: una folla di sogni, storie personali e obiettivi, ognuno con il suo traguardo da raggiungere.
I miei obiettivi? Semplici ma essenziali: non morire, finirla e – ma solo per ultimo – provare a stare sotto le quattro ore. Se sto scrivendo queste parole, posso dire con certezza di aver superato almeno il primo! E con grande soddisfazione posso aggiungere che anche gli altri due sono stati portati a termine. Una maratona è sempre una sfida, e Firenze non fa sconti: il percorso tecnico e le insidie delle pietre lasciano il segno, soprattutto se la preparazione non è al massimo. Ma, passo dopo passo, chilometro dopo chilometro, sono arrivato al traguardo.
La verità è che la maratona non è mai solo dei primi. La maratona appartiene a tutti: a chi corre per vincere, a chi corre per finire, a chi corre per appendere una medaglia al muro o per il semplice gusto di partecipare. La maratona è di chi ha un sogno, un obiettivo, una speranza. È di chi ha voglia di sfidare se stesso, di mettersi alla prova e di scoprire quanto lontano può arrivare. È un viaggio, un pezzo di vita, che comincia nel modo più disparato: a volte lento, altre volte veloce, ma sempre con il desiderio di finirlo in bellezza, possibilmente con un sorriso.
Perché alla fine è questo che conta: non importa quanto ci metti, non importa se sei tra i primi o tra gli ultimi, ciò che importa è il tuo percorso, il tuo traguardo, la tua vittoria personale. Ogni passo, ogni chilometro, ogni goccia di sudore raccontano una storia che è unica per ciascuno di noi.
Mancava un pizzico di preparazione, questo è certo. Forse quella costanza di affrontare una lunga ogni tre settimane, un’abitudine che mi prometto sempre di riprendere ma che resta spesso un proposito in sospeso. Ora, se davvero avessi voglia, potrei iniziare a spingere il ritmo e provare a correre una maratona ogni 21 giorni. La prossima? Magari la Maratona di Pisa, un altro gioiello della nostra Toscana. Ma mentre correvo oggi, con la fatica che mi accompagnava passo dopo passo, mi sono fatto una promessa: non la farò. Non questa volta. Ho bisogno di riposare, di ascoltare il mio corpo e di dargli il tempo di recuperare.
Correre tra le meraviglie di Firenze, da Piazza del Duomo a Ponte Vecchio, passando per Piazza della Signoria, è un’esperienza che va oltre la corsa. Ogni passo ti fa sentire parte di una storia più grande, ogni respiro si intreccia con l’arte e la cultura che ti circonda. È come vivere dentro un quadro rinascimentale in movimento, in cui sei al tempo stesso spettatore e protagonista.
Alla fine, questa maratona mi ha insegnato ancora una volta che ogni traguardo ha un suo significato, indipendentemente dal tempo o dal risultato. Portarla a fine è stata una vittoria personale, un momento di connessione profonda con la città e con me stesso. Firenze non è solo una cornice: è l’essenza stessa di questa esperienza. Ti sfida, ti accoglie e alla fine ti premia con la consapevolezza di aver vissuto qualcosa di unico.
Per ora, mi concedo il meritato riposo, sapendo che ogni passo fatto oggi è un mattone per le sfide future. Pisa aspetterà. Io aspetterò. Perché la maratona è anche questo: imparare a dosare energie, a rispettare i tempi ea godere del percorso, dentro e fuori.
Grazie, Firenze, per avermi ricordato quanto è bello correre, vivere e sognare. Ogni passo sulle tue strade è un pezzo di storia che si aggiunge alla mia. E ogni traguardo, raggiunto con il sorriso, è una vittoria che mi spinge a continuare a inseguire nuovi orizzonti.